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Di salario minimo e contrattazione collettiva (pt. 2)

21 Settembre 2022

Tempo di lettura: 15 minuti

Di salario minimo e contrattazione collettiva (pt. 2)

In una precedente nota si è parlato delle potenziali differenze dell’adozione di un Salario Minimo Legale (SML) in relazione al sistema vigente, ovvero la regolazione dei minimi salariali mediante la contrattazione collettiva. Questa seconda parte si concentra maggiormente sui dubbi emersi circa la quantificazione di un SML.

 

Perché è così importante la quantificazione?

La quantificazione è importante in quanto definisce il target dei lavoratori investiti dalla misura, ma anche è fondamentale per il tipo di impatto che le imprese stesse si ritroveranno ad affrontare.

A diversi livelli di salario minimo corrisponderanno, infatti, conseguenze diverse, sia sulla gestione delle retribuzioni dei lavoratori da parte delle aziende, sia sul comportamento delle organizzazioni in termini di domanda di lavoro. Il timore principale è che un SML troppo alto possa avere degli effetti nefasti sull’occupazione e in casi estremi sulla sostenibilità economica di alcune imprese. In termini di occupazione, a livello internazionale, le esperienze di Regno Unito, Stati Uniti, Germania o Ungheria sono però positive: gli effetti sono stati trascurabili, mentre le retribuzioni dei lavoratori a basso salario sono aumentate in maniera significativa.[1]

Nonostante questo, è comunque un campo in via di esplorazione e gli scetticismi sono legittimi, in quanto ogni economia presenta le sue peculiarità. Un recente articolo pubblicato di Caselli e coautori (2021) riporta un esercizio di stima dell’effetto sull’occupazione del settore manifatturiero italiano con l’introduzione di un SML tra gli 8 e i 9 euro all’ora.[2] L’impatto della misura dipende dal potere di mercato che le imprese posseggono e dalla produttività del lavoro: se le imprese con potere di mercato pagano dei salari più bassi di quelli che dovrebbero, con l’introduzione di un SML questo potere verrebbe eroso, riportando i salari al livello “competitivo”; al contrario,  le imprese a bassa produttività del lavoro – con o senza potere di mercato – potrebbero essere incentivate a contrarre la domanda di lavoro. Lo studio raggruppa le imprese italiane in quattro categorie: quelle già virtuose, sulle quali l’impatto sarebbe trascurabile; le imprese che pagano salari bassi ma sono produttive, sulle quali gli effetti sarebbero positivi; e, infine, le imprese a bassa produttività con o senza potere di mercato, che potrebbero subire degli effetti negativi. Secondo gli autori, la maggioranza delle imprese del centro-nord Italia avrebbe degli effetti trascurabili. Le imprese del sud e delle isole, invece, sebbene per buona parte si posizionano nella categoria delle “imprese virtuose”, potrebbero registrare in una percentuale significativa una riduzione di potere di mercato a causa dell’aumento dei minimi retributivi; tuttavia, vi sarebbe comunque una parte di imprese che potrebbe soffrire effetti negativi causati dalla bassa produttività.

L’impatto del SML non è legato alla definizione del livello di per sé, ma piuttosto dalla platea di lavoratori investi dalla misura: a SML maggiore corrisponderà anche un più alto numero di lavoratori interessati. Una memoria INAPP per audizione al Senato della Repubblica di gennaio 2021 indicava come papabili beneficiari di un SML a 9 euro lordi (escludendo tutte le mensilità aggiuntive) circa 2,6 milioni di lavoratori del settore privato extra agricolo e non domestico, che equivalgono a circa il 21,2% sul totale degli occupati.[3] Questa stima scenderebbe al 15,8% in caso in cui il SML fosse di 8,5 euro all’ora e al 10,4% nel caso di 8, circa un 1,4 milioni di lavoratori in meno rispetto ai 9 euro all’ora.

 

Possibili scenari a confronto

Non è chiaro ai più, inoltre, se la misura dovrà o meno includere le mensilità aggiuntive previste dai contratti collettivi o verrà calcolata sulle retribuzioni di soli dodici mesi. Attualmente, l’agenda politica nazionale fa riferimento a due proposte: la prima, che sostiene un SML fissato ai 9 euro/ora (non specificando però che elementi retributivi è necessario considerare) e, la seconda, – ancora in piena discussione tra le parti sociali – che vorrebbe definire un CCNL rappresentativo per settore e estenderlo a tutti i lavoratori, senza così fissare un minimo uguale per tutti.[4] Anche in questo ultimo caso la via è duplice: si propone, da un lato, di applicare il Trattamento Economico Minimo (TEM) di ogni contratto scelto, che considera solo la retribuzione tabellare, dall’altro il Trattamento Economico Complessivo (TEC), che considera anche le forme di welfare ed eventuali premi di produzione, a tutti i lavoratori del comparto. Il secondo caso sta facendo discutere anche più del primo: da una parte questa misura manterrebbe comunque una buona parte di lavoratori al di sotto di 9 euro all’ora in caso della scelta del TEM; dall’altra, scegliere come minimo retributivo un indicatore di trattamento economico che include alcune voci legate alle prestazioni delle aziende (premi di produzione o risultato, ad esempio) potrebbe essere una scelta rischiosa, anche dal punto di vista della negoziazione tra le parti.

Con l’intento di esplicitare i potenziali impatti sulle imprese di diversi potenziali scenari, si sono esaminate le retribuzioni di quattro contratti collettivi a confronto con un eventuale SML fissato a 8 o 9 euro all’ora. Il CCNL Commercio – Confcommercio, il CCNL Metalmeccanici – Industria, il CCNL del Turismo e il CCNL Multiservizi – Servizi di Pulizia.[5]

Per ogni CCNL di interesse si è provveduto a calcolare il TEM orario, come risultato del salario tabellare in vigore fino al 31/12/2021 diviso il monte orario contrattuale. Si è poi scelto di calcolare un TEC orario parziale, cioè un Trattamento Economico Complessivo orario calcolato come salario annuo per 13 mensilità diviso il monte orario contrattuale, senza considerare l’eventuale welfare aziendale di qualsiasi genere, bonus e altre componenti potenzialmente legate all’andamento delle imprese. Per quanto riguarda i salari “effettivi”, partendo dalle retribuzioni fisse mappate dall’Osservatorio JobPricing nell’anno 2021, si sono ricostruiti il TEM effettivo e il TEC effettivo.

Nelle Figure 1-4 si riportano, per ogni CCNL, i livelli di TEM e TEC orari e i rispettivi TEM e TEC medi effettivi orari per ogni livello contrattuale – ad eccezione dei dirigenti – insieme ai potenziali valori del SML pari a 8 e 9 euro. Dalla mera analisi grafica, si osserva che per tutti e quattro i contratti esiste una dinamica comune: più il livello contrattuale cresce, più la distanza tra la retribuzione tabellare e quella effettiva si amplia. Questo è chiaramente l’effetto della contrattazione individuale che diventa sempre più centrale a mano a mano che si ricoprono delle posizioni a più alta specializzazione tecnica e/o manageriale. Inoltre, fatta eccezione per i salari dei lavoratori con il CCNL Multiservizi – Pulizie, le retribuzioni effettive medie, che siano minime o complessive, non scendono mai al di sotto delle ipotetiche soglie di SML. Se invece passiamo ad analizzare le sole retribuzioni tabellari emerge che il TEM risulta al di sotto di 8 euro per il livello più basso del CCNL Commercio, i tre livelli più bassi del CCNL Turismo e su sette livelli su dieci del CCNL Multiservizi; al di sotto dei 9 euro, invece, ci sono i primi tre livelli del CCNL Commercio, il primo livello del contratto Metalmeccanico, i primi quattro del CCNL Turismo e ben sette livelli su dieci del CCNL Multiservizi. Il TEC, invece, si presenta al di sotto degli 8 euro solo per il primo livello del Multiservizi; al di sotto dei 9 euro, invece, ci sono i primi due livelli del CCNL commercio, i primi quattro livelli del CCNL Turismo e su sette livelli su dieci del CCNL multiservizi. Le retribuzioni effettive di quest’ultimo contratto, inoltre, sono estremamente vicine ai minimi contrattuali.[6]
Nonostante le retribuzioni medie effettive osservate siano – ad eccezione del CCNL Multiservizi – sempre al di sopra dei 9 euro all’ora, per tutti quei contratti in cui i minimi tabellari lo permettono, esiste una quota di lavoratori che percepisce un salario effettivo basso. Le stime sulle retribuzioni JobPricing contano al di sotto dei 9 euro circa il 5% dei TEM orari del CCNL Commercio, il 3% del CCNL – Metalmeccanica, il 16% del CCNL Turismo e il 50% delle retribuzioni del CCNL Multiservizi; per i TEC orari, invece, si registrano sotto i 9 euro lo 0,13% delle retribuzioni del CCNL Commercio, circa lo 0,28% del CCNL Turismo e il 7,60% del CCNL Multiservizi.

Figura 1. CCNL Commercio – Confcommercio. TEM e TEC orari tabellari ed effettivi: confronto tra i livelli

Note: Elaborazioni Osservatorio JobPricing su dati JobPricing 2021 e Minimi Tabellari CCNL Commercio -Confcommercio aggiornati al 31/12/2021.

 

Figura 2 . CCNL Metalmeccanica – Industria. TEM e TEC orari tabellari ed effettivi: confronto tra i livelli.

Note: Elaborazioni Osservatorio JobPricing su dati JobPricing 2021 e Minimi Tabellari CCNL Metalmeccanica – Industria aggiornati al 31/12/2021.

 

Figura 3 . CCNL Turismo – Confcommercio. TEM e TEC orari tabellari ed effettivi: confronto tra i livelli.

Note: Elaborazioni Osservatorio JobPricing su dati JobPricing 2021 e Minimi Tabellari CCNL Turismo – Confcommercio aggiornati al 31/12/2021.

 

Figura 4 CCNL Multiservizi – Servizi di pulizia. TEM e TEC orari tabellari ed effettivi: confronto tra i livelli.

Note: Elaborazioni Osservatorio JobPricing su dati JobPricing 2021 e Minimi Tabellari CCNL Multiservizi – Servizi di pulizia aggiornati al 31/12/2021.

 

Cosa cambierebbe materialmente per le imprese?

Dalle simulazioni emerge che sarebbero soprattutto le imprese che applicano i contratti multiservizi e turismo ad essere investite dall’introduzione di un SML, ma si è visto che la platea di beneficiari si estende in misura maggiore su tutto il terziario rispetto che all’industria.
Materialmente, l’adozione di minimi salariali per legge altro non sarebbe che un aumento del costo del lavoro. La Tabella 1 riporta una stima esemplificativa dell’aumento medio del costo del lavoro mensile per il livello più basso per ogni CCNL che un aumento a 8 (Scenario 1) e 9 (Scenario 2) euro all’ora produrrebbe. Ovviamente, più livelli saranno interessati, maggiore sarà l’aumento complessivo. Per la simulazione, alla differenza oraria tra il tabellare e il presunto SML, si sono aggiunti la percentuale di contributi, INAIL e TFR.

 

Tabella 1. Incremento mensile medio del costo del lavoro per lavoratore per diversi scenari

Contratto Livello meno retribuito TEM orario Scenario 1 Scenario 2
CCNL – Metalmeccanico D1 8,6 € 100,9 €
CCNL -Confcommercio VII 7,4 € 143,7 € 385,4 €
CCNL -Turismo 7 7,5 € 130,8 € 373,8 €
CCNL – Multiservizi / Pulizie 1 6,7 € 310,7 € 553,4 €

 

Note: Per il CCNL Metalmeccanico si sono applicate le aliquote contributive degli operai per le aziende con più di 50 dipendenti; per il CCNL Commercio, quelle del commercio fino a 50 dipendenti; per il CCNL Turismo quelle per i pubblici esercizi; per CCNL Multiservizi, imprese appaltatrici di servizi di pulizie con più di 15 dipendenti.

 

Se effettivamente il legislatore prenderà la strada del SML, indipendentemente dal livello di SML che verrà definito, come dovranno muoversi materialmente le imprese? In primo luogo, tutti i lavoratori le cui retribuzioni al di sotto del livello minimo dovranno essere aumentate. L’adeguamento delle retribuzioni più basse ai nuovi standard legali comporterà poi, potenzialmente, un incremento delle retribuzioni generalizzato, al fine di mantenere una doverosa equità interna, che coniughi valore della posizione e valore della persona. In caso contrario, il rischio è che un aumento legale delle retribuzioni più basse potrebbe portare a mal di pancia nella popolazione aziendale, ove questo processo non fosse gestito tutelando il principio di equità. In definitiva, le aziende dovranno in qualche modo mettere mano alle loro politiche retributive, che siano queste più o meno formalizzate e strutturate.

Si tratterà, cioè, di rivalutare l’intero perimetro aziendale in modo da adeguare non solo le retribuzioni più basse, ma anche le altre, in funzione delle risorse disponibili e della sostenibilità nel tempo in termini di costi. Ove così non fosse, il rischio è quello che gli adeguamenti salariali necessari per legge producano effetti negativi sulla soddisfazione del personale più qualificato con evidenti rischi in termini di fidelizzazione ed engagement dello stesso. Questo rischio sarà tanto maggiore, quanto maggiore sarà l’eventuale livello di SML e la platea coinvolta in maniera diretta nella misura, in quanto maggiori saranno le risorse necessarie, come illustrato nella Tabella 1. Ed è per questo motivo che un livello troppo alto potrebbe innescare una riduzione di assunzioni o addirittura l’uscita dal mercato in quelle aziende che già di partenza pagano dei salari bassi perché poco produttive, che rischiano di trovarsi nella condizione di non riuscire ad essere, in altre parole, economicamente sostenibili. L’introduzione del salario minimo, pertanto, sarà sicuramente l’occasione per effettuare un check generalizzato dei trattamenti retributivi di tutto il personale non solo per ragioni di equità interna, ma anche perché gli adeguamenti potranno provocare una riconfigurazione dei livelli delle retribuzioni di mercato per molte figure professionali e non solo, come sottolineato in precedenza, di quelle con le remunerazioni più basse.

 

In conclusione

Il confronto tra ipotetici livelli di salario minimo legale con vigenti minimi tabellari di CCNL ben rappresentativi di vari settori ha mostrato che, nonostante la copertura della contrattazione collettiva raggiunga un tasso elevato, alcuni contratti contemplano dei livelli retributivi di base molto bassi; e nonostante le retribuzioni effettive medie siano più alte di questi minimi, ad una quota minoritaria di lavoratori sono comunque applicati. Per questo, le riforme che individuano l’estensione erga omnes dei CCNL più rappresentativi e, conseguentemente, del loro trattamento economico, dovrebbero certamente prevedere una revisione dei minimi, in virtù del principio di un salario equo e dignitoso. A questo si aggiunge che, tra i comparti analizzati, quelli a salario minore sono anche caratterizzati da contratti meno stabili nel tempo, stagionali o comunque part-time. La povertà lavorativa si compone di diversi elementi: uno di questi è il salario basso, un altro è il tempo dedicato al lavoro. Certo è che alzare i salari più bassi, che sia con una riforma dei CCNL o con un minimo legate uguale per tutti, è un primo passo volto a restituire una vita dignitosa ai lavoratori che oggi percepiscono un salario al di sotto degli 8 euro all’ora, in quanto permetterebbe loro di percepire una retribuzione nel complesso maggiore anche non lavorando a tempo pieno. Ciò detto, è fondamentale che la scelta del legislatore tenga conto di tutte le parti in causa, in quanto gli aumenti del costo del lavoro, soprattutto nei comparti maggiormente interessati da basse retribuzioni, potrebbero avere degli impatti negativi sulle imprese, soprattutto perché laddove i lavoratori percepiscono retribuzioni più basse, il tessuto produttivo è maggiormente vulnerabile e tutte le parti interessate dovrebbero essere accompagnate ad un nuovo status quo più equo per tutti.

 

 

 

[1] Dube Arindrajit (2019). Impacts of minimum wages: review of the international evidence. UK HR Tresury

[2] Che effetto fa il salario minimo, di Caselli e coautori, pubblicato su lavoce.info il 2 novembre 2021.

[3] INAPP (2021). L’introduzione del salario minimo legale in Italia. Una stima dei costi e dei beneficiari. Nota per il Presidente della XI Commissione (Lavoro pubblico e privato) della Camera dei Deputati

 

[4] La prima proposta fa riferimento al DDL 658 della senatrice Catalfo, mentre la seconda è del Ministro Orlando.

[5] La scelta dei primi due è stata fatta in quanto maggiormente diffusi,  coprono, infatti, rispettivamente il 16,4% e l’11,1% del totale dei lavoratori registrati nei flussi UNIEMENS e più della metà dei lavoratori del loro comparto; gli ultimi due, invece, in quanto, da quanto precedentemente emerso, a questi comparti fanno parte i lavoratori extra agricoli e non domestici tra i maggiormente vulnerabili in termini di salario e, nello specifico, coprono rispettivamente il 3,5% e 2,5% dei lavoratori presenti nei registri UNIEMENS 2021, di cui il CCNL Turismo rappresenta il 10,7% dei lavoratori del comparto terziario (secondo dopo quello del commercio), mentre il CCNL Multiservizi – Pulizie copre il 40,5% dei lavoratori del comparto.

[6] Il risultato del confronto non muta con i più recenti aggiornamenti retributivi del contratto CCNL – Metalmeccanica e CCNL – Multiservizi.

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