Le ragioni che conducono a scegliere di cambiare posto di lavoro, o a non farlo, sono molteplici e chiaramente specifiche per ogni individuo. Ma esistono degli schemi, dei modelli, che possono aiutare direzioni aziendali ed HR a orientare in modo più efficace le proprie politiche retributive?
Per cercare di dare un contributo al dibattito su questa intrigante questione, l’Osservatorio JobPricing ha realizzato fra novembre 2016 e gennaio 2017 l’indagine “Salary Satisfaction”.
Quattro le aree investigate:
1. Quale relazione c’è fra lavoro, retribuzione e soddisfazione?
2. Per cosa si cambia lavoro? Per cosa si rimane?
3. Quale mix retributivo genera maggiore soddisfazione?
4. Qual è l’impatto degli elementi non monetari offerti dalle aziende in termini di soddisfazione?
Sulla base di oltre 3.100 questionari di lavoratori dipendenti, di tutte le qualifiche contrattuali e di svariati settori, l’indagine ha voluto indagare gli elementi alla base della soddisfazione sul lavoro, suddivisi in:
– fattori di contenuto: aspetti inerenti la c.d. motivazione intrinseca (interesse per il lavoro, rapporto con i capi e i colleghi, autonomia, delega, responsabilità, etc.)
– fattori di contesto: aspetti inerenti la motivazione estrinseca (non strettamente connessi al contenuto del lavoro, ma alle sue condizioni: retribuzione, solidità aziendale, sicurezza, strutture, servizi, etc.)
Dall’analisi delle risposte, se la retribuzione fissa resta la prima cosa a cui si guarda per scegliere un lavoro, subito dopo sono valutati come prioritari i fattori relativi al contenuto del lavoro, quali il tipo di attività svolte, la possibilità di fare carriera e di ricevere formazione, le relazioni con i colleghi o i superiori, e l’autonomia operativa (sia in termini di responsabilità, sia in termini di orari/flessibilità. Solo in seguito fanno la propria comparsa gli altri fattori di contesto oltre la retribuzione fissa, come per esempio: bonus monetari (individuali o collettivi), ambiente (fisico) di lavoro, o altri riconoscimenti non monetari (come viaggi, gadget, etc. …)
QUAL È IL PRIMO CRITERIO DI SCELTA DI UN LAVORO?
Numeri alla mano, chi si dichiara contento del proprio posto di lavoro, lo cambierebbe principalmente per queste ragioni:
1. L’ambiente di lavoro è gradevole ed offre servizi ai dipendenti (34,4%),
2. Le relazioni con capi, colleghi e collaboratori sono soddisfacenti (33,6%),
3. C’è un equilibrio fra lavoro e privato (33,1%).
Gli insoddisfatti, invece identificano come principali condizioni di cambiamento i seguenti fattori:
1. La retribuzione fissa non soddisfacente (64,3%),
2. Assenza di opportunità di carriera o formazione (35,2%),
3. Un lavoro senza contenuto adeguato (32,3%).
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PERCHÉ CAMBIARE LAVORO? E PERCHÉ NO?
I dati raccolti si dimostrano perfettamente allineati con studi ormai consolidati sulla motivazione, sia in ambito psicologico che organizzativo (da ultimo segnaliamo quelli molto interessanti di Daniel Pink).
In particolare, la ricerca conferma che i fattori di contenuto, sono quelli realmente motivanti (cioè che producono vero engagement), mentre quelli di contesto (a partire dalla retribuzione) sono invece quelli c.d. “igienici” (ovvero demotivano se non ci sono).
Stringendo ulteriormente l’obiettivo, l’indagine si è infine concentrata sul rapporto fra retribuzione e soddisfazione, con interessanti risultati:
In primo luogo è emerso in modo abbastanza netto che, a fronte di una soddisfazione complessiva piuttosto bassa (3,8 su una scala da 1 a 10), la stessa risulta fortemente condizionata (nel bene e nel male) dalla trasparenza delle politiche retributive: i fattori che penalizzano fortemente la valutazione non sono tanto quelli legati all’equità (interna o esterna), quanto piuttosto quelli legati alla comprensione dei criteri aziendali in campo di livelli retributivi, premi, avanzamenti di carriera, rapporto fra prestazioni e riconoscimenti economici (e non).
In secondo luogo, tutti gli indicatori di soddisfazione migliorano sensibilmente in presenza di pacchetti retributivi articolati e non limitati ad aspetti solo monetari (premi aziendali, MBO, benefit, welfare, servizi, LTI e piani di sviluppo): questo a conferma del collegamento necessario fra valore economico e valore simbolico della retribuzione (aspetto quest’ultimo probabilmente ancora troppo poco considerato).
In conclusione, la retribuzione fissa resta il principale fattore nella scelta di un posto di lavoro e nella decisione di cambiare, ma:
– gli altri elementi retributivi monetari e in natura vengono dopo per importanza rispetto gli elementi di «contenuto» del lavoro;
– per chi è fedele al posto di lavoro la retribuzione, anche fissa, non è il principale fattore motivante;
– in presenza di politiche retributive formalizzate trasparenti, aumenta la soddisfazione;
– tanto più si offre un pacchetto retributivo articolato e vario, tanto maggiore è la soddisfazione.
Scarica il report completo con i risultati dell’indagine “Salary Satisfaction”.
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