Sembra essere definitivamente iniziata l’era dell’Internet delle cose: la connettività non passerà più soltanto attraverso computer, smartphone e tablet, ma si estenderà a una serie potenzialmente infinita di oggetti, come elettrodomestici, impianti di illuminazione, sistemi di monitoraggio, apparecchi medicali eccetera, che potranno interagire tra loro in maniera intelligente.
Ecco alcuni esempi pratici:
• Sistemi di monitoraggio dell’attività fisica che tracciano i nostri movimenti nell’arco della giornata;
• Termostati intelligenti che utilizzano le previsioni del tempo per regolare la temperatura degli ambienti;
• Sistemi di illuminazione collegati alla rete e controllati mediante app sul cellulare.
Quando si parla di Internet delle cose dunque si intende uno scenario in cui potenzialmente qualsiasi oggetto sarà connesso alla rete e potrà essere riconosciuto da altri dispositivi con i quali potrà interagire in modo intelligente.
Si prospetta quindi una trasformazione dell’ambiente fisico in cui viviamo, che diventerà sempre più interconnesso e popolato da oggetti che non si interfacciano più solamente con l’utente diretto, ma con un’intera rete di altri oggetti e sistemi volti a creare una vera e proprio “ambiente intelligente”.
In quest’ottica è facile immaginare quali saranno i cambiamenti nella vita di tutti intesi come consumatori e utilizzatori di prodotti inseriti nella categoria “Internet delle cose”, mentre è più complesso delineare le implicazioni che questo nuovo approccio alla connettività avrà sul lavoro dei professionisti del settore Risorse Umane.
Innanzitutto, un sempre maggior numero di aziende sta inserendo l’Internet delle cose all’interno della propria offerta di prodotti; queste aziende avranno quindi bisogno di inserire al proprio interno figure professionali completamente nuove, in particolar modo:
• “Enabler”: sono sviluppatori, professionisti che implementano la tecnologia e le funzionalità degli oggetti;
• “Engager”: si tratta di professionisti delle vendite altamente specializzati che sviluppano un servizio completo per fornire il prodotto ai clienti;
• “Enhancer”: sono figure professionali specifiche dell’ambito dell’Internet delle cose, impegnati nel dare valore aggiunto al servizio fornito dagli Engager, al fine di fornire un’esperienza unica al cliente.
Le competenze richieste da questo nuovo ambito del business diventano molteplici e molto diverse tra loro, perciò per chi si occupa di Risorse Umane diventa fondamentale studiare e adottare nuovi metodi per individuare, selezionare, formare e trattenere i nuovi talenti emergenti nell’ambito dell’Internet delle cose.
Il cambiamento indotto da questa nuova forma di connettività non riguarda solo le nuove skill che si dovranno ricercare sul mercato del lavoro, ma anche i potenziali cambiamenti nelle dinamiche interne all’organizzazione.
Per esempio, un’azienda potrebbe decidere di adottare l’Internet delle cose al fine di potenziare e ottimizzare i propri sistemi interni (gestione delle presenze, gestione della mobilità della forza lavoro sul territorio, monitoraggio temperatura e luce ambienti di lavoro, eccetera), così da rendere indispensabile l’implementazione di nuovi modelli organizzativi ed avviare una nuova stagione di relazioni industriali.
I professional dell’area Risorse Umane devono dunque aggiornare le proprie competenze, apprendere nuove funzionalità e nuove metodologie di lavoro per essere in grado di “sfruttare” l’introduzione in azienda di sistemi altamente complessi e automatizzati.
La sfida che l’Internet delle cose presenterà al mondo HR non riguarderà soltanto la necessità di acquisire un nuovo set di competenze, ma anche comprendere come l’ingresso in azienda dell’Internet delle cose si allinei alle normative vigenti su privacy, sicurezza e temi giuslavoristici. Per esempio, monitorare passo per passo gli spostamenti di un “mobile worker”, grazie all’installazione di un apposito dispositivo sulla sua auto, può essere molto utile in caso di incidenti o emergenze e per pianificare meglio il lavoro, ma potrebbe anche essere visto come un sistema di controllo lesivo della normativa sulla privacy, oltre che non in linea con le norme sui dispositivi di controllo a distanza dell’operato dei dipendenti.
Un altro problema da non trascurare è la sicurezza dei dispostivi inseriti nell’ambiente dell’Internet delle cose: un sistema vulnerabile, come ancora sembrano essere molti di questi device, può mettere a repentaglio la sicurezza dei dati aziendali e comprometterne la riservatezza.
In conclusione, pare certo che l’Internet delle cose in pochi anni cambierà il nostro modo di vivere e lavorare e per i professionisti HR questa nuova rivoluzione rappresenterà un’ulteriore sfida che metterà a dura prova antiche e nuove certezze.
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