IL LAVORO C’E’ MA NESSUNO LO CHIEDE: 35.000 POSTI ANCORA VACANTI
Sono oltre 3 milioni le persone senza lavoro in Italia secondo gli ultimi dati forniti dall’Istat, con un tasso di disoccupazione che a giugno si attesta al 12,3% della popolazione attiva. Ancora più inquietanti sono i numeri che riguardano i giovani: la quota di quelli disoccupati sul totale degli attivi è pari al 43,7%. Una percentuale così alta non si toccava dagli anni ’70, vale a dire dall’ultima crisi industriale e petrolifera.
Eppure, secondo un’indagine condotta dalla Fondazione Studi dei Consulenti del Lavoro sarebbero circa 35mila i posti ancora vacanti in Italia. Mansioni per le quali sembra essere molto difficile trovare personale, nonostante i dati allarmanti sulla disoccupazione.
I dati raccolti attraverso un sondaggio svolto, nel primo trimestre del 2014, presso gli iscritti all’Ordine, rilevano che per i cosiddetti “posti in piedi”, cioè quelli da svolgere manualmente, continua a sussistere un livello d’offerta molto elevato, al quale non corrisponde altrettanta domanda: si tratta in particolare di gelatieri, pasticcieri e pizzaioli.
Nel comparto agricolo, invece, si verifica un duplice fenomeno: a fronte di una crescita del 2% di aziende guidate da giovani, “made in” e green economy, esiste una difficoltà a reperire raccoglitori stagionali di frutta e ortaggi e di trebbiatori. Posti vacanti anche per i lavori specializzati – in particolare mancano all’appello 230mila esperti in informatica, telecomunicazioni ed e-business –, e per il settore “cura alla persona e salute”, dove c’è bisogno di 60mila infermieri, mentre il lavoro domestico è coperto in larga maggioranza da stranieri, in primis rumeni, ucraini e filippini.
L’indagine della Fondazione Studi fa emergere anche i valori e le percentuali delle figure più difficili da trovare nel primo trimestre del 2014:
commessi (5.000);
camerieri (2.400);
parrucchieri ed estetiste (1.900);
informatici e telematici (1.400);
contabili (1.270);
elettricisti (1.350);
meccanici auto (1.250);
tecnici della vendita (1.100);
idraulici e posatori di tubazioni (1.100);
baristi (1.000);
infermieri (10.000);
pizzaioli (6.000).
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