LE PROFESSIONI ENOGASTRONOMICHE 2017
Spenti i riflettori sulle eccellenze enogastronomiche, dopo Cibus e Vinitaly, ecco i tratti distintivi degli addetti della filiera del cibo, dal settore primario, fino all’horeca.
LA FILIERA DELL’ECCELLENZA ENOGASTRONOMICA | Il documento redatto dall’Osservatorio JobPricing prende in considerazione 4 settori del mercato del lavoro italiano: agricoltura/allevamento/silvicoltura, alimentari/bevande/beni di largo consumo, grande distribuzione e commercio al dettaglio ed infine l’horeca. Nonostante alcune dinamiche altalenanti, il 2016 conferma la filiera agroalimentare come pilastro ed eccellenza dell’economia nazionale, con all’attivo oltre 530mila imprese e 2 milioni 400mila addetti. Questi ultimi, prevalentemente di sesso maschile nell’agricolo e nell’industriale e meglio bilanciati negli altri due settori. L’horeca e il primario sono inoltre i due settori a maggior componente operaia (in entrambi i casi oltre il 90%).
LE RETRIBUZIONI | Le retribuzioni medie di settore sono rispettivamente di 23.431 € per l’agricolo, 30.044€ per l’industria, 29.594 € per la distribuzione e 23.022 per ristorazione e hotel: all’inizio e alla fine della filiera si registrano gli stipendi più bassi, che non solo si collocano al di sotto della media nazionale (pari a 29.309€), ma addirittura nel fondo della graduatoria complessiva, mentre l’industria alimentare garantisce per tutti gli inquadramenti retribuzioni più alte della media.
LA CRESCITA DEL 2016 | Nel 2016 le buste paga sono aumentate in maniera superiore al trend nazionale (+2,2%), ad eccezione dell’agricoltura, che registra un calo dell’1,3%, in contrasto con gli altri comparti. Particolarmente positiva la crescita retributiva degli operai del settore industriale (+5,9%) e di quelli del commercio (+5,0%); al contrario gli impiegati vedono aumentare le proprie buste paga solo nel settore del commercio, mentre gli altri settori registrano un calo che oscilla tra il mezzo punto percentuale e quasi due punti a seconda del comparto indagato.
Anche la retribuzione variabile (i bonus, o i premi di risultato) segna delle distinzioni importanti: è infatti il settore industriale quello con la percentuale maggiore di quota variabile nei contratti e con il numero maggiore di reali percettori, in tutte le qualifiche, dai dirigenti agli operai.
LE PROFESSIONI | Nel settore primario, le competenze tecniche pesano notevolmente in busta paga: professioni come l’agronomo, l’enologo o il tecnologo alimentare, registrano retribuzioni medie intorno ai 35.000€ l’anno, con un significativo divario rispetto ai 22.000€ circa percepiti ad esempio da un operatore agricolo. La grande distribuzione vede una forbice ancora maggiore a seconda del grado di responsabilità del ruolo: il direttore di punto vendita vanta una RAL (retribuzione media annua) di oltre 52.000€, circa il doppio di quanto percepisce un addetto al rifornimento o alla cassa. Molto più contenute le oscillazioni dell’horeca, dove un maitre o un bar manager guadagnano solo 6mila euro in più di un cameriere di sala o di un barista.
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